Sanremo 2013, alternativo come la corrente alternata


A grande richiesta, anche quest'anno propongo le mie originali recensioni del Festival dell Canzone Italiana. Come sempre, puntualizzo che a me piace ascoltare musica ma non guardare la televisione, quindi condenso tutta la kermesse guardandomi solo le esibizioni su youtube. Avevo cominciato a scrivere questo post subito dopo la prima serata del festival, sperando di completarlo prima della finale, ma il tempo è stato tiranno e gli impegni lavorativi hanno avuto la meglio. Qualcuno potrebbe testimoniare di avermi sentito prevedere i risultati con una certa precisione (senza aver seguito neanche una serata), ma so che non mi credereste. Non importa, tanto la classifica conta poco rispetto a quanto i brani ci tortureranno per i mesi e gli anni a venire ad ogni piè sospinto. Chi vince veramente Sanremo? Beh, ovviamente chi guadagna di più, che discorsi!

Mi piace anche l'idea di essere un po' in ritardo, già fuori moda rispetto al battage mediatico che vive della novità dell'ultimo secondo, mi fa sentire deliziosamente decadente. Da un altro punto di vista, fa sembrare questo post un inutile spreco di bit su internet. Eccezionale!

Comunque sia, Sanremo è sempre Sanremo. Il che non vuol dire niente, ma fa molto giornalista impegnato. Visto che quest'anno tutti gli esecutori portano due brani, mi sembrava di far loro un torto recensendo solo quello scelto dal televoto, la giuria, dio, Mazinga o chi per essi. Saltando a pié pari tutti gli orpelli, lanciamoci quindi nell'ascolto dei nuovi brani, in rigoroso ordine di apparizione.

Nota: sembra che quest'anno la Rai abbia fatto in modo che i video non vengano caricati istantaneamente su Youtube dagli utenti, quindi non potrò come al solito pubblicarli nel post. Cercando le esibizioni in giro per la rete mi sono ritrovato sul sito della Rai stessa, che prima della visione di ogni video mi obbliga a sciropparmi 35 secondi di pubblicità. Dannazione a loro!

Il Festival della Canzone Italiana, edizione 2013

Marco Mengoni

Da X-Factor, ecco a voi un personaggio di cui, personalmente, non sentivo la mancanza: Mengoni.

L'essenziale

Marco inaugura la prima serata del festival con un brano veramente sanremese, di quelli che tutti ogni anno dicono di essere stufi di ascoltare. Ecco, sì, siamo proprio stufi di 'ste menate. Qualcosa sembra anche incrinarsi verso la fine del brano, ma forse è solo un'impressione...

Bellissimo

...e invece no: appaiono improvvisamente evidenti problemi di intonazione. Difficile dire se ci siano difficoltà nell'ascolto in monitor o che altro. Poco importa, questa canzone non mi emoziona più di quella precedente. Considerato che anche quella non è riuscita a strapparmi neanche uno sbadiglio, direi che cominciamo il festival con una calma piatta. Molto piatta.

Passa il turno: "L'essenziale". Fra le due, se non altro, quella eseguita meglio. Dubito che farà storia, nonostante sia certo che mi torturerà in radio nei prossimi mesi. Al primo che ne parla bene sputerò personalmente in un occhio. Marco Mengoni, grazie a te oggi ho perso un altro pezzettino di fiducia nella razza umana.

 

Raphael Gualazzi

Avevo recensito il festival anche nel 2011, per quanto quegli scritti siano andati perduti con la cancellazione dei blog su Splinder, e questo Raphael Gualazzi viene proprio dalla sezione giovani di quel Sanremo. Chissà come mai non riesco a ripescare dalla memoria questo nome...

Senza ritegno

La tromba canna sensibilmente l'introduzione! Vabbé, dai, può succedere. Il Gualazzi canta e suona il pianoforte, muovendosi un po' come Ray Charles, salvo poi incassare la testa nelle spalle e ingessarla sul posto appena la linea vocale si fa più serrata. Il trombettista si rifà ampiamente nel resto del brano, non ineccepibile ma bravo. La canzone passa senza troppi scossoni, un po' in miglioramento rispetto a Mengoni ma non sono ancora impressionato.

Sai (ci basta un sogno)

Qua andiamo sul sentimentale, che mal si sposa ai primi piani raccapriccianti della diretta televisiva. Adesso Raphael è più tranquillo e padrone della situazione, dimostrando che anche al piano ci sa fare. Saliamo ancora un po' di livello. Solo un po', eh!

Passa il turno: "Sai". Sono d'accordo, ha decisamente più spessore dell'altra.

 

Daniele Silverstri

Lo conosco! So chi è! Non mi viene in mente neanche una canzone sua, ma sono certo di averne sentite diverse alla radio. Vediamo che combina oggi.

A bocca chiusa

Idea originale, alle sue spalle ci sono i sottotitoli per i non udenti. Non basta però una bella idea a farmi andare via la sensazione di profonda noia che mi lascia il brano. Si risolleva un po' nel finale, alzando il ritmo. Noioso comunque.

Il bisogno di te (ricatto d'onor)

Niente sottotitoli questa volta, dimostrando come quella precedente fosse un'idea di marketing e niente più. Non che da questa manifestazione mi aspetti altro, chi crede ancora che ci sia verità in televisione? Tornando alla canzone, adesso sento qualcosa di un po' più affine a quanto mi ispiri Silvestri. Nulla di avveneristico, beninteso, siamo ancora su un livello pienamente sanremese. Siamo al sesto brano e già sento il bisogno di una pausa per ritrovare la motivazione di proseguire nell'ascolto.

Passa il turno: "A bocca chiusa". Io preferivo Silvestri che fa Silvestri, ma evidentemente il marketing dei buoni sentimenti ha vinto. Questo contraddice la mia affermazione precedente, evidentemente gli italiani credono alla verità televisiva. Siete stupiti? Non siete stupiti? Io non troppo.

 

Simona Molinari con Peter Cincotti

Fazio comunica che Simona Molinari è già stata a Sanremo (davvero? quando?) e Peter Cincotti, che si legge "Sincotti", è un famoso pianista americano (chi? dove?). Ok, mi sento ignorante come ad ogni edizione del festival. Sopravviverò.

Dr. Jeckyll and Mr. Hide

La voce di lei non mi piace. Lui, introdotto come grande pianista, mi sembra un po' sprecato in quel contesto. Un attimo, lui si alza dal pianoforte. Adesso suonerà una figata! NO! Prende il microfono, abbandona lo strumento e canta! Perché? Suona, cazzo! Ah, ecco, piccolo assolo di piano. Va bene, si è guadagnato il cachet in 5 secondi di momento strumentale. Lei chiude con un acuto sottile ma pulito, sembra si senta più a suo agio in quell'area del pentagramma. Finita l'esecuzione, mi chiedo cosa c'entri il jazz con il festival della canzone italiana. Almeno quanto il metal, suppongo, ma dubito che vedremo mai suonare metal all'Ariston.

La felicità

Il ritmo si fa più serrato e la voce di Cincotti è perennemente filtrata da un effetto megafono, tranne che sul finale. Nuovo inserto pianistico per dare senso alla sua presenza (è bravo, è bravo) e via con il finale. Appena terminata la canzone, mi resta questa sensazione di già sentito e mi ritrovo a canticchiarci sopra il ritornello di "Pascalino tu". Subito comincio a sbattere la testa contro il muro per punire il mio cervello che ha trattenuto un'informazione del genere!

Passa il turno: "La felicità". Anche questa volta, il già sentito vince!

 

Marta sui tubi

Questi li conosco! Me li fece ascoltare molti anni fa un amico, appassionato di musica indie. Me li ricordo come un gruppo sperimentale, estremo, quasi rumorista. Una proposta coraggiosa. Non sono un gran seguace del loro genere, ma apprezzo e rispetto il coraggio. Mi chiedo quindi cosa li abbia portati nel tempio della commercialità e del perbenismo, e sono sinceramente curioso di sentire cosa proporranno.

Dispari

Vagamente adeguato al contesto sanremese, questo brano trattiene comunque lo spirito irriverente della band. Sorvolando su qualche problema di intonazione il pezzo è carino ed interessante, quindi non passerà mai, me lo sento.

Vorrei

Anche qua sono sempre loro, ma il brano - non so perché - mi ricorda un po' lo stile di Renga. Il cantante dei Marta sui Tubi però non ha la voce di Renga, e questo fa un po' di differenza.

Passa il turno: "Vorrei". Ovviamente, gli italiani hanno scelto ciò che meno si discostava dai binari della solita pappetta trita e ritrita.

 

Maria Nazionale

Eccoci con un altro nome a me completamente sconosciuto. Entra un confettone rosa con i capelli scuri, abbozza un sorriso e comincia a cantare.

Quando non parlo

Gran voce, gran timbro, gran tecnica, gran controllo, grande espressività. Grandi anche le dimensioni raggiunte dalle mie gonadi al termine del brano. Due palle! Lei è veramente brava, ma le hanno affibbiato un pezzo estremamente soporifero! Sbadiglio e passo alla canzone successiva.

È colpa mia

Maria Nazionale diventa qua Maria Regionale della Campania. Il brano è il clone del precedente, ma in versione napoletana. Il fatto di non capire che poche parole aumenta a dismisura il livello di noia che provo nell'ascolto. D'altra parte mi interrogo se sia più legittimamente identificabile la canzone napoletana come vera canzone italiana, per quanto lontana dalla koiné linguistica. Vista però la quantità di napoletani con cui ho a che fare quotidianamente, mi sento io ad essere lontano dalla koiné linguistica, quindi immagino che alla fine i conti tornino. Almeno fino a quando qualcuno non si presenterà a Sanremo cantando in friulano. Le matte risate!

Passa il turno: "È colpa mia". Per quanto mi riguarda, una valeva l'altra. Mi rimane però un cruccio: adesso la Rai imparerà che sul sito ufficiale della manifestazione, le "e" maiuscole si possono accentare e non bisogna scrivere "E'" con l'apostrofo? Lo scopriremo nei prossimi giorni...

 

Chiara Galiazzo

Altro nome misterioso. X-Factor, ok. Mi pregio di non aver mai visto una singola puntata di una singola edizione di quel programma. Anzi, ne vado proprio fiero!

L'esperienza dell'amore

Questa è la tredicesima canzone che ascolto di fila, rispettando la successione degli artisti nella prima serata del festival. La Galiazzo canta bene, ma come tredicesimo pezzo mi fa l'effetto di un calcio negli zebedei. Ma è mai possibile che sembri quasi obbligatorio portare canzoni d'amore? Hanno scritto tutto e il contrario di tutto a riguardo, ormai non c'è una singola parola che non sembri scontata. Sì, va bene, al pubblico piace sentire sempre la stessa solfa, ma qua mi sembra che stiamo andando verso la presa in giro! Ecco, temevo che a questo punto sarei diventato polemico. Non volermene Chiara, non ce l'ho con te, però abbi pietà.

Il futuro che sarà

Si parte a ritmo di tango con un violinista invasato. Mi piace. Dopo 25 secondi però sono già stufo, nell'attesa di un salvifico ritornello. La Galiazzo sembra più a suo agio su questa tessitura, rendendo l'ascolto sufficientemente gradevole. Se solo il pezzo decollasse per davvero... Confido in un assolo di violino dell'invasato, ma gli riservano una piccola parte di virtuosismo sullo sfondo, mentre lei ripete "che sarà" autisticamente. Niente, non decolla. Proprio no.

Passa il turno: "Il futuro che sarà". Ci può stare, dai, in fondo tifavo per il violinista.

 

Modà

Questi so chi sono! Li ho già sentiti a Sanremo, se non ricordo male un paio d'anni fa. Non mi piacciono, ma penso di essere in netta controtendenza con la media nazionale.

Se si potesse non morire

Sembra che le serate del festival debbano partire all'insegna delle canzoni noiose. Questa lo è, eccome! L'unica cosa che mi lascia, una volta terminato l'ascolto, è un "eeeeeeeEEEEEEEEE" ripetuto un'infinità di volte. Lupo ululì, Modà ululà. Terribilmente fastidioso.

Come l'acqua dentro il mare

Arriviamo ad un pezzo che non riesce neanche ad infastidirmi. "Ricorda che l'amore a volte può far male" è di un'originalità travolgente! Adesso comincerò a percuotermi i già citati zebedei per ridurre la mia sofferenza acustica...

Passa il turno: "Se si potesse non morire". Vince il fastidio. Ho come l'impressione che questo pezzo spopolerà, e potrebbe avere anche parecchie chance di piazzarsi bene in mezzo a quel guazzabuglio. (ecco, questo l'ho scritto prima di conoscere i risultati)

 

Simone Cristicchi

Un uomo, un cespuglio. Un uomo che vive sempre insieme ai suoi capelli. No, quello era un altro. Cristicchi comunque si presenta con una capigliatura che possiede un proprio campo gravitazionale. Non riesco a togliermi il pensiero che i vestiti della Littizzetto abbiano legittimato tutti i presenti ad essere eccessivi come solo negli anni '80 si poteva concepire.

Mi manchi

Cristicchi comincia fin da subito con evidenti problemi nel trovare l'intonazione. Non so se per il fatto che abbia cominciato a cantare senza uno strumento che gli desse la nota o se sia perché non riesce a sentire l'orchestra. Visto che i problemi però continuano anche nell'ultimo ritornello, penso che non ci stia proprio dentro. Avrete notato che non ho speso una singola parola sulla canzone. Non è un caso.

La prima volta (che sono morto)

Il titolo in sé trasuda così tanta allegria che il cantante si presenta il pezzo da solo. Ora sembra trovarsi meglio con una linea meno melodica e più serrata, evidentemente ha bisogno di un testo più sillabato per rendere bene. L'atmosfera, nonostante il tema funereo, sembra più ironica e distesa. Certe affermazioni, viste in un'ottica bigotta, oscillano fra l'ateo e il blasfemo. Sarà un successo commerciale!

Passa il turno: "La prima volta (ecc.)". Se non altro la meglio eseguita, e poi sarà un successo commerciale! L'ho già detto? Vedrete se non ho ragione! Nota a margine: come mai quest'anno dilagano i sottotitoli fra parentesi?

 

Malika Ayane

Ha vinto il premio della critica a Sanremo nel 2010. Immagino tutti lo sapeste, eh? Io l'avevo completamente rimosso, ecco.

Niente

Malika canta piuttosto bene, quindi le hanno affibbiato una canzone pallosa. Sembra un'imprescindibile regola dell'edizione di quest'anno. Canti bene? Allora vai a triturare le gonadi agli astanti! "Niente" è comunque un brano che rispetta la crisi di questi tempi: per economizzare hanno ben pensato di ripetere più volte gran parte delle parole del testo. Repetita juvant? No, già dimenticato tutto.

E se poi

Uff, resistere alla tentazione di saltare al prossimo esecutore dopo i primi 15 secondi è forte, ma non lo faccio per correttezza. Non riesco a capire dove sta andando a parare questa canzone. Ritmica e arrangiamento sembrano prendere direzioni lievemente diverse, certi accostamenti sono un po' forzati. Un elegante giro di parole per dire che non mi piace scaricando la responsabilità a qualcun altro. Sembro un giornalista, eh?

Passa il turno: "E se poi". C'è poco da fare, i miei gusti si riconfermano distanti dal senso comune. Facile in questo caso, visto che avrei cestinato entrambi i pezzi.

 

Alma Megretta

Questo nome non mi è nuovo. Non che li abbia mai seguiti, ma se non altro li ho sentiti nominare.

Mamma non lo sa

Uno pseudo-reggae ben suonato accompagna una voce piuttosto sfiiatata. Immagino che fra un decennio il cantante degli Almamegretta emetterà rantoli come Zucchero. Gli auguro di no. Ammetto che, al primo ascolto, sono riuscito a decifrare circa una parola ogni quattro, ma il brano non mi motiva abbastanza da concedergli una seconda possibilità. Come si dice in inglese, it's not my cup of tea.

Onda che vai

La chitarra suona la melodia in levare di ottavo, la batteria invece batte il 2 e il 4. Stanno veramente cercando di essere reggae e di nasconderlo allo stesso tempo. Continua il rantolo, sento cose tipo "hhhhhhhhh tramonto hhhhhhhh soffia l'eliseo hhhhhhh". Vi prego, dategli una caramella per la gola, fategli fare un aereosol, dei fumenti, qualunque cosa!!!

Passa il turno: "Mamma non lo sa", perché è evidente che un rantolo NON vale l'altro!

 

Max Gazzé

Penso che Gazzé, nella sua carriera, abbia fatto delle cose pregevoli. Come al solito non è il mio genere, ma mi sbilancerò dicendo che quando lo trovo alla radio provo un po' meno fastidio del solito. Sono un brontolone, lo so.

I tuoi maledettissimi impegni

Bellino il tema suonato dalla chitarra solo con gli armonici naturali, non si sente spesso. Pagherò una birra a chi indovinerà a che altra canzone sto pensando, con lo stesso meccanismo. Il brano è ciò che mi aspetto da lui, è il suo stile, reso più pomposo dall'orchestra. Fila tutto senza scossoni, a parte il fatto che la sua voce esce un po' troppo bassa nel mix.

Sotto casa

Il ritmo sale un po', ma la linea vocale perennemente doppiata da personaggio incognito rende il tutto piuttosto caotico. Il ritornello sembra uscito da una hit della Carrà, terribile! Non solo suona già sentito, ma quel sentito che ha rotto le palle da decenni. Preferivo l'altro brano.

Passa il turno: "Sotto casa". Ecco, appunto. Con il 77% dei voti. Ecco, appunto.

 

Annalisa Scarrone

Da non tele-dipendente, questo nome mi suona nuovo. Vado a cercare la biografia, ed ecco svelato il mistero: la Scarrone ha partecipato al programma del marito di Costanzo! Volevo ben vedere che non ci fosse nessun baldo rappresentante delle tv concorrenti. Ok, proprio concorrenti non sono, ma qui si scende nella politica e adesso non ho voglia.

Scintille

Un bel groove per una canzone piuttosto sanremese. Sprecati i quattro chitarristi che suonano la stessa identica parte. Annalisa Scarrone ripropone il cliché di cantare fino alla fine del primo ritornello con il microfono agganciato all'asta per poi prenderlo in mano, nel momento in cui il pezzo decolla. No, un attimo. Il pezzo in realtà non decolla mai, resta uguale a sé stesso fino alla fine. La sua voce sembra avere delle potenzialità più interessanti di quanto l'abbiano costretta a fare per l'occasione. Annalisa, fai altro che forse è meglio!

Non so ballare

Quando ho scritto "fai altro", due righe più in alto, non intendevo questo. Il ritornello, però, è bellino. L'orchestra è stata qui usata più sapientemente della media, almeno crea un po' di dinamica. Carina anche la chitarra che fraseggiando guida la modulazione. Una canzone scarsamente utile, ma più interessante dell'altra.

Passa il turno: "Scintille". Non lo faccio apposta, lo giuro! Sto seguendo in ordine il video della puntata (che non ho visto, come nessuna delle altre), per cui non mi auto-anticipo niente.

 

Elio e le Storie Tese

Che dire? Al termine della seconda serata del Feestival di Sanremo, su Facebook ho letto giudizi contrastanti a riguardo. Elio e compagnia possono piacere o non piacere ma non lasciano di sicuro indifferenti. A livello tecnico ci troviamo di sicuro di fronte all'eccellenza dei musicisti, per cui sono sicuro che l'esecuzione sarà più che all'altezza. Non dubito neanche che sarà uno show, come tutte le cose che fanno. Per onestà ammetto tuttavia che quando presentarono "La terra dei cachi", diversi anni fa, non ne rimasi particolarmente impressionato. All'epoca adoravo la loro comicità schietta e smaccatamente volgare, per cui giudicai quel brano fin troppo perbenista. Mi accingo quindi ad ascoltare le proposte di quest'anno con sincera curiosità.

Dannati forever

C'è poco da fare, hanno una marcia in più! Ho riso più volte per certe genialate del testo, l'arrangiamento ammiccava ai musical, i coristi (seppur in evidente difficoltà a tenere il passo) si stavano proprio divertendo. Questo è ciò che chiedo alla musica, che sia un'esperienza completa. Gli Elii non deludono a riguardo.

La canzone mononota

Geniale! Rispetto agli altri in gara, siamo su un altro pianeta. Un arrangiamento dalla difficoltà delirante per supportare una linea vocale di una nota sola. Come dice il testo, l'aveva già fatto Rossini (per ovviare alle carenze tecniche di una cantante, aggiungo io). Mi hanno fatto divertire in un contesto tremendamente palloso e uniforme.

Passa il turno: "La canzone mononota". Un amico mi ha detto che secondo lui si tratta di un pezzo troppo autoreferenziale, ma non sono del tutto d'accordo. Io l'ho letta come una discreta presa per il culo verso chi cerca di raffazzonare brani che devono per forza di cose essere dei successi, anche quando nascono da idee deboli e/o riciclate. Elio ha preso la paradossale assenza di qualunque idea melodica e l'ha portata, com'è uso fare lui, alle estreme conseguenze. Bravi!

 

La classifica finale

Visto che sto finendo di scrivere questo post a giochi fatti, tanto vale spendere un paio di parole su come sia andata a finire.

Terzo classificato: i Modà e il loro ululato nel deserto. Pensate un po': in Africa i bambini muoiono di fame, in Italia molti non arrivano alla fine del mese... e i Modà salgono sul podio di Sanremo. A quando le buone notizie?

Secondo classificato: Elio e le Storie Tese. A mio parere personale, questo secondo posto per loro vale ben più di una vittoria. Se fossero arrivati primi si sarebbero attaccati addosso un'etichetta da gruppo commerciale (che hanno sempre evitato, o quasi), inoltre hanno basato per anni il loro marketing sul fatto di essere secondi. Su questo risultato marceranno parecchio. Rispetto alla concorrenza, in questo caso, per me erano inarrivabili. Hanno avuto il coraggio di fare quel piccolo passo in più che nessuno si è neanche sognato di fare, e l'hanno ovviamente fatto a modo loro.

Primo classificato: Marco Mengoni. Tremo al solo pensiero che ci possano essere dei bambini, a casa, che guardando la televisione l'abbiano ascoltato pensando: "Da grande voglio essere come lui!". Speriamo che si droghino...

 

 

Gadjet

 

Ps: non ho detto nulla che non riguardasse le canzoni in gara, ma visto che su Facebook leggo in continuazione citazioni del discorso che la Littizzetto ha fatto il giorno di San Valentino, mi sorge spontanea una domanda che porgo a tutti i lettori: non vi preoccupa nemmeno un po' il fatto che sia una comica a dover dire alle donne che, fondamentalmente, prenderle dal marito/fidanzato/compagno/quelcheé non è proprio il massimo della vita?



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Commenti  

 
0 #1 Ernesto 2013-02-19 10:00
Si, speriamo si droghino...

Gadjet, grazie per la recensione: e' l'unica che ho letto.
Citazione
 
 
0 #2 Field 2013-02-19 12:37
Grazie Gad,
posso vivere un altro anno pensando alla tua recensione e alla frase "Da grande voglio essere come lui!. Speriamo che si droghino".
Citazione
 

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